Rho. FdI vuole intitolare uno spazio a Norma Cossetto. La posizione di Unione Popolare Rho.

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Durante l’ultimo Consiglio comunale rhodense tenutosi il 25 ottobre scorso, tra le varie mozioni dell’OdG al punto 9 si legge: “mozione (prot. N. 66271 del 12/10/2023) presentata dal gruppo di Fratelli d’Italia per l’intitolazione di uno spazio pubblico a Norma Cossetto”. Il punto inizia da Richiamato che: “Il 5 ottobre è stato l’ottantesimo anniversario del martirio di Norma Cossetto, figura diventata simbolo della strage delle foibe, la cui storia però è solo una goccia negli abissi del dramma nazionale italiano del confine orientale” a cui seguono la vita e la tragica morte di questa giovane, continuando con un Considerato che: “Norma Cossetto, non fu cittadina rhodense, ma è certamente una figura simbolo dell’oppressione e della violenza contro le donne, vittima dell’odio e della violenza politico/etnica, oltreché innocente esempio di coraggio, appartenenza, libertà e amor patrio, tutti valori in cui la città di Rho e le sue istituzioni, si riconoscono senza riserve”. In conclusione la richiesta di “Dedicare una via, un parco o un luogo significativo della città a Norma Cossetto”. Firmato dai consiglieri comunali: Andrea Recalcati e Claudio Scarlino. Il punto non è stato discusso, ma sicuramente durante il prossimo Consiglio rientrerà nelle discussioni.



Per questo motivo Unione Popolare Rho ha inviato un Comunicato:

“Apprendiamo essere di imminente discussione nel Consiglio Comunale di Rho una mozione, presentata da Fratelli d’Italia, per dedicare un luogo cittadino a Norma Cossetto, vitima italiana delle foibe. Premesso che la pietà umana è assolutamente incondizionata, ergere vicenda e protagonista a patrimonio della comunità apre questioni storiche e politiche da chiarire. Nel dicembre 2020 il Comune di Reggio Emilia, nel respingere una richiesta analoga, affermava mancare “notizie storiche certe e verificate riguardanti le vicissitudini della cattura e uccisione della Cossetto”, in quanto esistono “solo fonti verbali, tutte provenienti dalla famiglia aderente al fascismo anche durante la repubblica di Salò”.

La ricostruzione storiografica ha dimostrato essere ignote le generalità dei testimoni, che la testimonianza del comandante dei Vigili del Fuoco che recuperarono la salma sono contradditorie, che le fonti verbali vennero propagandate allora dalla stampa sotto il controllo della RSI, che quanto le hanno rilanciate in democrazia sono ex collaborazionisti come Luigi Papo. Norma Cossetto era allineata alle posizioni politiche della famiglia; le sarà pure intitolata una Brigata Nera nei due anni in cui la Repubblica Sociale governerà l’Istria. Il padre Giuseppe non era un semplice militante del Partito Nazionale Fascista, bensì fu tra i pochi istriani che marciarono su Roma. Divenne segretario del partito, commissario governativo delle Casse Rurali, podestà di Visinada, ufficiale della milizia e, sotto il comando tedesco, dei battaglioni delle camicie nere impegnate nelle attività anti-partigiane successive l’8 settembre.

In quei giorni le truppe nazifasciste stabilirono l’ordine con le stragi, contro anti-fascisti e semplici cittadini, che li resero tristemente famosi: Canfanaro (16.09), Dignano (29.09), Villanova (04.10). Al termine delle operazioni la Wehrmacht rivendicò 4983 “banditi” uccisi e 6877 prigionieri. Giammai le colpe dei padri ricadano sui figli, ma il loro martirio non assolve i padri dalle proprie responsabilità. L’utilizzo della vicenda è una strumentalizzazione, che ritroviamo anche sulle attuali tensioni mondiali, atta a dipingere l’altro come un barbaro, rimuovendo completamente la violenza perpetrata dal fascismo in quelle terre. Nelle Foibe sono stati trucidati innocenti? Responsabili del fascismo hanno subito giustizia sommaria? Senza dubbio! È successo per il solo fatto di essere italiani o per l’italianità distorta che il fascismo ha imposto con la violenza? La mozione non cerca una pacificazione, una storia patria condivisa. Si tenta una rivalsa per alleggerire le proprie responsabilità storiche. Nessuna ricerca nella complessità anima costoro. E spiace che per quieto vivere anche le istituzioni assecondino spesso queste iniziative frustrando il serio lavoro degli storici.

Nessuna “congiura del silenzio” vi è stata sui problemi dei nostri confini orientali; peraltro definitivi solo dal 1975. Semmai, gli atti della commissione mista di storici su “I rapporti italo-sloveni fra il 1880 e il 1956” (a proposito di complessità), istituita da entrambi i governi nel 1993, sono stati ignorati dalla parte italiana perché dichiaravano come “particolarmente pesante la bonifica etnica operata dal fascismo”. Bisognava “snazionalizzare” e “italianizzare” (o rimuovere) un quarto del popolo sloveno, che anelava alla propria autonomia dopo la fine dell’impero austroungarico, ma che cadde sotto il dominio italiano a seguito della Prima guerra mondiale.

Conosciamo bene i metodi che il fascismo utilizzava allo scopo. Questo lavoro di ricerca, nonostante le aspettative, non ha mai avuto pubblicazione istituzionale ufficiale, né rientra nel materiale didattico, perché non coincide con la narrazione da “buoni e cattivi” che auto assolve ed esemplifica, a partire dalla cronaca morbosa del dolore, in luogo della verità storica. Non meraviglia siano ambienti del neo e post-fascismo impegnati in questa battaglia promossa dal “Comitato 10 Febbraio” presieduto da Emanuele Merlino, anche autore del fumetto su Norma Cossetto edito da “Ferrogallico”, casa editrice che apre il proprio sito coi caratteri grafici del ventennio. Attraverso amichevoli fumetti propone anche: i diari di Mussolini durante la prima guerra per il “definitivo compimento della propria formazione umana e politica” e un romanzo sulla nascita del fascismo “epoca straordinaria … stagione mitica ed eroica … alba della rivoluzione fascista”.

Ci auguriamo che il Consiglio Comunale e in particolare i gruppi di maggioranza, sinceri antifascisti e amici dell’ANPI, non cadano in questa trappola. La mozione va respinta in toto per il carattere propagandistico e l’indugiare nella intimità del dolore di una donna che sicuramente sarebbe stata una nostra avversaria, ma che ha subito su di sé la violenza della storia. Preferiamo che la città onori la storia italiana con razionalità e obiettività, dibattito al quale non ci siamo mai sottratti”.

Unione Popolare Rho.

Storie di Andrea Re.


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