Il tempo ha permesso una bella mattinata.
“Bambini giocate alla
pace! Noi adulti costruiamola insieme”. Questo l’invito rivolto dal
Sindaco Andrea Orlandi nel
suo discorso per la festa delle Forze Armate e della Unità Nazionale,
pronunciato domenica 5 novembre in piazza San Vittore. E il tema della pace ha
segnato ogni intervento della mattinata, alla luce di quanto accade in Ucraina
e in Medio Oriente, oltre che in molte altre parti del mondo.
Orlandi si
è ispirato a una poesia di Bertold Brecht e ha ricordato i 3.450 bambini morti
a Gaza nei giorni scorsi (dato Unicef), un numero pari a quello dei bimbi che a
Rho frequentano primarie e secondarie di primo grado.
"Ogni sera penso a
quanti bimbi restino vittima delle guerre - ha detto - dobbiamo ricordarci
di quanti sacrifici i nostri avi hanno fatto per donarci una vita di libertà e
di pace e di quanto sia importante insegnare ai nostri bambini a giocare alla
pace e fare in modo che custodiscano questo dono che ci è stato
consegnato".
Il corteo
partito da piazza Marinai d’Italia, rendendo omaggio ai caduti tra i Marinai,
ha fatto tappa all'ospedale civico Monumento ai Caduti, in viale Rimembranze
(dove si ricordano i 260 rhodensi caduti nella Prima Guerra Mondiale), nel
Santuario dell’Addolorata, per la messa celebrata da padre Patrizio Garascia, al sacrario dei Caduti e a
quello dei partigiani al cimitero. Infine, al Monumento agli Alpini e poi in piazza San Vittore.
Qui i
discorsi di Ermelinda Palmieri, per
l'associazione Combattenti e Reduci, e del primo cittadino. Ad accompagnare il
corteo il Corpo Musicale Cittadino Parrocchiale di Rho, mentre il Coro Stella
Alpina ha eseguito alcuni canti in piazza San Vittore. Presenti il vicesindaco Maria Rita Vergani, gli assessori Paolo Bianchi e Nicola Violante, il presidente del
Consiglio comunale Calogero
Mancarella con alcuni consiglieri comunali e i
rappresentanti di tutte le forze dell'ordine cittadine.
In
Santuario, Ermelinda Palmieri ha
letto la preghiera dei combattenti e reduci. Quindi, davanti al sacrario dei
partigiani un breve intervento di Graziano
Antonini di Anpi.
In piazza
San Vittore Palmieri ha ricordato l’elevato tributo di caduti della Prima
Guerra Mondiale: 680mila soldati italiani caduti, quasi un milione i feriti, di
cui 460mila rimasti invalidi. Inoltre, migliaia sono sepolti senza identità,
come il Milite Ignoto cui si è reso omaggio lo scorso anno.
“Il 12 novembre
ricorderemo i Caduti di Nassiriya e tutti quanti sono caduti in missione –
ha detto – Restiamo uniti sventolando il tricolore con orgoglio. Fondamentale è
vivere il passaggio della memoria alle nuove generazioni, altrimenti perde
senso la nostra identità culturale e civile. Dobbiamo cercare di coinvolgere i
giovani nell’impegno civile ed educarli ai principi di legalità e giustizia.
Davanti alla sfrenata e criminale autodistruzione del Medio Oriente, dobbiamo
riflettere sul concetto di pace”.
Nel 105°
anniversario della battaglia di Vittorio Veneto, il Sindaco Andrea Orlandi ha salutato tutte le autorità
presenti, in particolare gli esponenti delle forze dell’ordine del territorio: “Un avamposto dello
Stato e delle nostre Istituzioni che, con un lavoro spesso nascosto, garantisce
la coesione della nostra comunità in un lavoro sinergico anche con
l’Amministrazione comunale. Le ringrazio tutte pubblicamente e sentitamente”.
Pensando
anche allo spettacolo “Due cuori in trincea” proposto sabato sera in
Auditorium, ha invitato a riflettere sulle vicende umane che ogni guerra genera
entrando nella vita di tutti, anche di coloro che apparentemente risultano non
direttamente toccati da un conflitto armato.
“Nella Grande Guerra
furono 10 milioni i caduti militari a cui si aggiunsero 7 milioni di vittime
civili, una vera carneficina in uno dei conflitti più sanguinosi dell’intera
storia umana – ha ricordato Orlandi - La nostra città non
venne risparmiata, essendo ben 260 i caduti rhodensi nella Prima Guerra
Mondiale ai quali aggiungere le vittime civili. In questi giorni in cui
assistiamo sempre più al rifiorire di conflitti armati nel mondo, mettendomi a
letto alla sera cerco sempre il bilancio dei bambini morti nel conflitto
israeliano-palestinese. E’ un dato che più di tutti restituisce l’idea di
quanto male possa fare la guerra. Uccidere un bambino o una bambina significa
più di altri uccidere il futuro della comunità, il futuro del paese, il futuro
del mondo. Negli scorsi giorni mi sono imbattuto in un editoriale che riportava
una poesia di Bertolt Brecht che così recita:
“I bambini giocano
alla guerra / È raro che giochino alla pace / perché gli
adulti / da sempre
fanno la guerra, / tu fai “pum” e ridi; / il soldato spara / e un
altro uomo / non ride
più. / È la guerra.”
Quindi il
Sindaco ha aggiunto: “Ieri sera in Auditorium abbiamo ascoltato le lettere scritte da un
soldato alla propria amata. L’ultima parla di quanta vita è stata sottratta
alle persone comuni e guarda al nemico come un altro uomo che ha patito anni di
privazioni e sacrifici. Parla del dolore che la guerra genera. Ogni conflitto è
certamente causato da questioni geopolitiche che con gli occhi della storia
possiamo sempre nitidamente comprendere. Ma la lettera del soldato Giuseppe fa
comprendere quanto la guerra sia la peggiore sconfitta dell’uomo. Per questo
oggi dobbiamo ricordare i sacrifici dei nostri avi e insegnare ai nostri
bambini a giocare alla pace. Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l’Italia!”.
Storie di Andrea Re.
"Storie di Andrea Re" per il sociale ricorda:
Quando guidi, guida e basta.
Non abbandonare gli
animali.
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